Togliere il glutine dalla propria alimentazione? Vale solo per i celiaci e gli intolleranti.
Che ormai in campo dietetico se ne sentono di cotte e di crude, è un fenomeno giornaliero. Dieta della banana, del minestrone, non ultima del riso…..e bla bla bla….tutte falsità se vogliamo parlare di dietoterapia seria, ossia quella branca medica che considera in primis la “salute del paziente” accompagnandolo al SUO percorso dietetico,al fine di raggiungere un risultato ottimale bruciando “solo” l’adipe in eccesso. Ma ciò di cui vi voglio parlare oggi è questa nuova tendenza (ancora una volta dieta=moda) che tende a eliminare dalla propria alimentazione il glutine (proteina dei cereali) anche se non esiste una necessità di salute (intolleranza, celiachia), nella convinzione che questa eliminazione possa far dimagrire o comunque contribuire a migliorare il proprio stato di salute. Nulla di più falso, l’eliminazione del glutine dalla propria alimentazione deve avvenire solo in presenza di intolleranza e/o celiachia diagnosticata, ciò che invece occorre attenzionare è la scelta di una buona qualità degli alimenti, privilegiando stagionalità e prodotti non preconfezionati…..tornando a preferire pane e marmellata fatta in casa ….
Leggete di seguito questo articolo tratto da http://www.ilfattoalimentare.it/dieta-senza-glutine-tendenza.html
Gli alimenti senza glutine si stanno diffondendo sempre più anche nelle diete di persone non celiache ma che sono convinte di fare una scelta salutare. È davvero così?
L’alimentazione “gluten free” è stata sdoganata da ormai cinque anni ed è la più diffusa negli Stati Uniti. Viene elogiata da celebrità come Gwyneth Paltrow e Oprah Winfrey, diffusa attraverso centinaia di libri, alcuni anche per bambini (con titoli come “Freddy ha male al pancino”). In Italia iniziano a vedersi i primi segni di questa tendenza ed è solo questione di tempo prima che raggiunga lo stesso livello di popolarità.
Il glutine è una sostanza proteica naturalmente presente in diversi tipi di cereali, ma viene anche utilizzata dalle industrie alimentari come legante per tenere insieme gli ingredienti: lo si trova in prodotti insospettabili come sughi, zuppe pronte e cioccolato. Un italiano su 100 è celiaco, cioè ha un’infiammazione cronica dell’intestino tenue, causata dal glutine. Nell’organismo dei celiaci questa proteina scatenano una risposta autoimmune e la conseguenza è un danno alla mucosa intestinale, compromettendo l’assunzione di altri nutrienti. Si può presentare con una sintomatologia classica intestinale (con nausea, vomito, diarrea, stipsi e addome gonfio) o con una sintomatologia atipica extra intestinale, sempre più frequente (sintomi neurologici, dermatite erpetiforme, etc…). La celiachia può anche essere asintomatica, pur continuando a danneggiare l’organismo. L’unica terapia possibile è un’alimentazione completamente priva di glutine.
Esiste poi la sensibilità al glutine non celiaca (NCGS), una sorta di reazione avversa al glutine con manifestazioni molto più leggere della celiachia, di cui però non si hanno molte certezze. Non si hanno ancora degli strumenti per riconoscerla: in genere, la diagnosi avviene per esclusione della celiachia, basandosi su sintomi come mente annebbiata, nausea, problemi intestinali, dolori muscolari e stanchezza. La cura, anche in questo caso, è l’eliminazione del glutine, mentre possono essere tollerati gli alimenti con tracce di glutine o piccole quantità di questa proteina.
L’ADI, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, sostiene che negli ultimi anni si è verificato un incremento delle diagnosi della NCGS e della celiachia, fino a 5 volte soprattutto nei bambini, dovuto anche al miglioramento delle tecniche di accertamento per riconoscere questi disturbi. Le cause si identificano in un aumento del consumo di grano, a una modificazione della qualità del frumento e del glutine presenti nei prodotti e al sempre più frequente uso del glutine nelle industrie come additivo o come riempitivo.
La dieta senza glutine è dunque l’unica scelta possibile per chi soffre di questi disturbi ma presenta diversi lati negativi. Infatti se in teoria dovrebbe portare a un calo di peso, perché vengono eliminati alimenti ricchi di carboidrati come pane e pasta, in realtà per molte preparazioni sono introdotti oli e additivi per mantenere sofficità e fragranza, risultando alla fine più calorici. Diversi studi hanno dimostrato che i celiaci a dieta senza glutine da lungo tempo possono andare incontro a carenze di micronutrienti, come le vitamine del gruppo B, il ferro, il magnesio, l’acido folico e anche la fibra proprio perché maggiormente presenti negli alimenti che vanno esclusi. Chi elimina il glutine dalla propria tavola deve porre una particolare attenzione all’apporto nutritivo e dev’essere seguito da un professionista che indichi delle alternative adeguate. A lungo andare, una dieta priva di glutine può aumentare il rischio di patologie cardiovascolari, sindrome metabolica e osteoporosi.
Inoltre, non bisogna pensare che ogni prodotto gluten free sia sano e dietetico: una merendina senza glutine rimane pur sempre una merendina. È un errore in cui incorrono in molti, pensando che siano a prescindere prodotti più sani, finiscono per nutrirsi di cibo spazzatura o di alimenti fortemente industrializzati e quindi vanificare ogni proposito salutista. Un recente studio australiano ha analizzato più di 3.200 alimenti senza glutine di diverse categorie, da cibi base a junk food, concludendo che i valori nutrizionali e l’apporto calorico sono in media gli stessi di cibo tradizionale della stessa categoria. Infatti, sono quattro gli elementi che rendono appetibile il cibo industriale: zucchero, sale, grassi e glutine. Togliendone uno, è inevitabile che gli altri debbano aumentare per poter vendere il prodotto. Il cibo senza glutine, un prodotto di nicchia, viene pubblicizzato per il grande pubblico solo per fare altro business, l’industria alimentare ne ha trovata un altra!
Tra le altre cose, i non celiaci che scelgono autonomamente di eliminare il glutine incorrono nel rischio di non poter più diagnosticare la celiachia, in caso esista veramente. Chi ha il dubbio dovrebbe prima consultare un dottore e poi considerare il tipo di alimentazione da seguire.
Un altro punto da non sottovalutare è il lato economico. “C’è un business enorme dietro al cibo gluten free – spiega Enzo Spisni, docente di Fisiologia della Nutrizione all’Università di Bologna – che dal mercato per celiaci, quindi relativamente ristretto, si è spostato al grande pubblico. Per questo gli alimenti senza glutine vengono pubblicizzati in televisione. Perché altrimenti investire tanti soldi per un prodotto di nicchia? È ovvio che si sta cercando di incoraggiare questa tendenza del gluten free. Ci si attacca alla possiblità della sensibilità al glutine, spesso diagnosticata con metodi fai-da-te, per vendere.” In tanti infatti si convincono di soffrire questo disturbo, magari leggendo in internet di quegli stessi sintomi generici e collegabili a tante altre cause. “La nostra è una tradizione di pasta, pane e pizza è forte, ma presto le industrie arriveranno a proporli senza glutine e così ci sarà il boom della popolarità. È un argomento caldo, e c’è confusione: in Italia, per esempio, è il Ministero della Sanità ad approvare gli alimenti senza glutine erogabili gratuitamente ai celiaci, e anche in questo settore la spesa sanitaria è aumentata tantissimo negli ultimi anni.” Insomma, l’argomento non è chiaro ai più e le industrie se ne approfittano. Negli Stati Uniti si era arrivati a etichettare come gluten free persino i cosmetici. Spesso si scelgono certi alimenti credendo che siano sani senza una vera base scientifica
La dieta gluten free fa parte del fenomeno “health halo”, cioè la scelta di prodotti considerati salutari basandosi solo sulle apparenze. Così, come si comprano snack ricchi di sodio etichettati come “senza grassi” o cibi “light” ma dal grande apporto calorico, ci si orienta verso prodotti senza glutine credendo che possano avere un qualche effetto positivo sulla nostra salute. E le industrie se ne approfittano. Per evitare queste trappole psicologiche, bisogna imparare a leggere le tabelle nutrizionali.
Ma il glutine è solo l’ultimo degli alimenti da bandire per chi soffre di ortoressia, cioè il controllo compulsivo dell’alimentazione; molti temono che presto quasi ogni tipo di cibo verrà considerato “cattivo”. Sempre negli USA erano stati registrati casi di giovani che mascheravano la propria anoressia come celiachia.
La dieta senza glutine non solo è impegnativa e spesso inutile, ma anche costosa. Bisogna prima consultare un professionista per controllare i propri sintomi, se ci sono, prima di imbarcarsi in un regime alimentare complesso e che può rivelarsi controproducente e dannoso. Seguire le mode ne vale la pena?
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