• L’importanza della Vit. D in soggetti affetti da sclerosi multipla

    L’importanza della Vit. D in soggetti affetti da sclerosi multipla

    Da tempo, occupandomi di alimentazione in pazienti con Sclerosi Multipla, consiglio a taluni il controllo ematico del valore di Vit.D, che puntualmente risulta essere carente nella maggior parte dei casi. Ancora una volta la ricerca straniera ci suggerisce certe evidenze. Possibile che spesso i pazienti mi riferiscono di non avere mai eseguito questo controllo? Bene vi consiglio di effettuarlo e poi, appurato il valore, di proseguire con una terapia integrativa oltre che con la mia dieta specifica.

    La vitamina D ha ricevuto molta attenzione recentemente, come risulta dal rapidissimo aumento del numero di pubblicazioni che la riguardano. Tali pubblicazioni dimostrano come la vitamina D svolga un ruolo cruciale in un grande numero di funzioni fisiologiche e come la carenza di vitamina D sia stata associata a molte malattie acute e croniche, compresi i disturbi del metabolismo del calcio, le malattie autoimmuni, alcuni tipi di cancro, il diabete mellito tipo 2, le malattie cardiovascolari e le malattie infettive. I dati più recenti sulla vitamina D da studi osservazionali sperimentali, ambientali, case-control, retrospettivi e prospettici, così come un numero minore di studi interventistici, sono significativi e confermano il ruolo essenziale della vitamina del sole in una varietà di funzioni fisiologiche e preventive. I risultati di questi studi giustificano la raccomandazione di migliorare lo stato generale della vitamina D nei bambini e negli adulti tramite un sano approccio alla esposizione alla luce solare, il consumo di alimenti contenenti vitamina D e la supplementazione con la vitamina D. In generale, una maggiore attenzione dovrebbe essere data alla carenza di vitamina D nella pratica medica e farmaceutica di quanto sia avvenuto fino a questo momento.

    INTRODUZIONE. Dalla scoperta del suo effetto antirachitico nel 1920, la vitamina del sole per molti anni è stata vista solo in relazione alla sua funzione sul calcio e sul metabolismo osseo. Una moltitudine di risultati delle ricerche degli ultimi anni  ha dimostrato che la vitamina D nella sua forma ormonale attiva, 1α,25 – diidrossivitamina D [1α,25(OH)2D; calcitriolo] non è solo un regolatore del calcio e dell’omeostasi del fosfato, ma ha numerosi effetti extra-scheletrici. Questi includono l’impatto significativo dell’ormone vitamina D sul sistema cardiovascolare, sistema nervoso centrale, sistema endocrino e sistema immunitario, così come sul differenziamento cellulare e sulla crescita cellulare. 1α,25(OH)2D manifesta i suoi diversi effetti biologici legandosi al recettore della vitamina D (VDR) presente nella maggior parte delle cellule del corpo. I recettori della vitamina D  sono stati trovati in oltre 35 tessuti che  non sono coinvolti  nel metabolismo osseo. Questi includono cellule endoteliali, cellule delle isole pancreatiche,  cellule ematopoietiche , cellule cardiache e del muscolo scheletrico, monociti, neuroni, cellule placentari e  linfociti T. Si stima chel’attivazione del VDR possa regolare  direttamente e /o indirettamente un grandissimo numero di geni ( 0.5-5 % del totale del genoma umano cioè , 100-1250 geni ). Il fatto che il  recettore della vitamina D (VDR) sia espresso in molti tessuti implica il notevole effetto pleiotropico dell’ormone vitamina D.

    RISCHI PER LA SALUTE: DEFICIENZA DI VITAMINA D. Secondo recenti studi, la carenza di vitamina D [sierici di 25 (OH)D < 20 ng/ml] è probabile che sia un importante fattore eziologico nella patogenesi di molte malattie croniche. Queste includonomalattie autoimmuni (ad esempio, sclerosi multipla, diabete di tipo 1), malattie infiammatorie dell’intestino ( es. malattia di Crohn ), infezioni (come infezioni del tratto respiratorio superiore), immunodeficienza, malattie cardiovascolari (ad esempio, ipertensione, insufficienza cardiaca, morte cardiaca improvvisa), cancro (ad esempio, il cancro del colon, cancro del seno, linfoma non-Hodgkin) e disturbi neurocognitivi (ad esempio, morbo di Alzheimer).

    Gli attuali risultati dello studio ESTHER , uno studio a livello nazionale dal Saarland, coinvolgendo circa 10.000 donne e uomini, di eta’compresa tre 50  e 74 anni, nel quale il livello D 25(OH) è stato misurato, ha mostrato che la carenza di vitamina D ha aumentato in maniera  significativa la mortalita’ generale e cardiovascolare attraverso un follow-up medio di 9,5 anni. I livelli di 25(OH) e la mortalità globale hanno mostrato una marcata associazione non lineare inversa con un aumento del rischio a partire da livelli  25(OH) D inferiori a 75 nmol/l (<30 ng/ml). La carenza di vitamina D è stata associata con un aumento statisticamente  significativo della mortalità per cancro e un tasso di mortalità più elevato per malattie respiratorie (…)

    MALATTIE AUTOIMMUNI: ARTRITE REUMATOIDE, MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI, SCLEROSI MULTIPLA. Oltre alle malattie infettive, la vitamina D svolge un ruolo attivo nella fisiopatologia delle malattie autoimmuni. Questo è ulteriormente supportato da vari risultati sperimentali che mostrano la capacità della vitamina D di regolare la produzione di chemiochine, contrastando l’infiammazione autoimmune per indurre la differenziazione delle cellule immunitarie in modo da promuovere la auto-tolleranza.

    Ciò implica il potenziamento del sistema immunitario innato e l’inibizione di quello umorale, regolando le interazioni fra linfociti e cellule che presentano l’antigene. Aumentando la quantita’ di linfociti TH2 e inducendo la proliferazione di cellule dendritiche con proprieta’ di tolleranza, la vitamina D esercita attivita’ anti-infiammatoria e di immunoregolazione.

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    L’aumento della prevalenza delle malattie autoimmuni a latitudini più alte è stato dimostrato per la sclerosi multipla, la malattia infiammatoria intestinale, l’artrite reumatoide e il diabete di tipo 1 (…) La malattia infiammatoria intestinale (IBD) è associata con l’industrializzazione, e la sua incidenza è aumentata notevolmente col tempo. Una review nel 2013 ha descritto una serie di dati convergenti che suggeriscono che l’attivazione locale della vitamina D regola sia l’immunita’ naturale che quella umorale, e anche quella intestinale, in modo tale da promuoverne l’integrita’della barriera, facilitare l’eliminazione della flora trasportata, e impedire lo sviluppo delle cellule T CD4 verso il fenotipo infiammatorio.

    In un piccolo studio in doppio cieco, controllato con placebo, randomizzato, sono stati valutati i benefici del trattamento orale con vitamina D3 su 108 pazienti affetti dalla malattia di Crohn in remissione. La supplementazione di vitamina D3 (1200 UI/die) ha aumentato significativamente il livello nel siero 25(OH)D3 da un valore medio di 69 nmol/l a 96 nmol/l dopo 3 mesi. Il tasso di ricaduta era più basso tra i pazienti trattati con vitamina D3 rispetto ai pazienti trattati con placebo.

    In uno studio pilota pubblicato recentemente,  l’influenza della supplementazione di vitamina D3 per l’indice di attività della malattia di Crohn (CDAI) è stato testato in pazienti con lieve-moderato morbo di Crohn. La terapia orale di vitamina D3 è stata iniziata a 1000 UI/die e dopo 2 settimane , la dose è stata aumentata gradualmente fino al punto che le concentrazioni sieriche dei pazienti hanno raggiunto 40 ng/ml 25( OH) o per un massimo di 5000 ui al giorno. La supplementazione di vitamina D ha aumentato significativamente i livelli sierici di 25 (OH) D3 da 16 ± 10 ng/ml a 45 ± 19 ng/ml e ha ridotto i punteggi medi CDAI di 112 ± 81 da 230 ± 74 – 118 ± 66 . I punteggi della qualità della vita sono migliorati anche a seguito della somministrazione di vitamina D.

    E’ particolarmente degno di nota che i topi transgenici VDR e deficienti in vitamina D, hanno un aumento delle cellule T che sono state implicate nella eziopatologia della IBD (malattia infiammatoria intestiale) e SM (sclerosi multipla). 1α,25(OH)2D direttamente e indirettamente deprime la funzione di queste cellule T patogene, e nello stesso tempo induce una serie di cellule T regolatorie che inibiscono lo sviluppo di IBD e SM.
    Tuttavia, le evidenze attuali suggeriscono che il miglioramento del livello 25(OH)D e / o l’ utilizzo di agonisti del recettore della vitamina D potrebbero essere utili nel trattamento della SM e IBD”.

    Anche se l’origine autoimmune della sclerosi multipla (SM) è sempre più discussa, non c’è alcun dubbio sull’importante ruolo che la vitamina D svolge nello sviluppo e nella progressione della sclerosi multipla. L’evidenza epidemiologica sostiene un’associazione tra la vitamina D e la suscettibilità e la gravità delle malattie autoimmuni. Nel caso specifico della sclerosi multipla, correlazioni di bassa prevalenza di SM, attività e mortalità con alti livelli di vitamina D hanno portato all’ipotesi che alti livelli di vitamina D potrebbero essere benefici per la SM.Più convincente, il rischio di ricaduta si e ridotto del 12% per ogni aumento di 10 nmol/l (4 ng / mL) nel siero 25(OH)D in uno studio prospettico basato sulla popolazione. Uno studio affrontando gli effetti della vitamina D nella sclerosi multipla ha mostrato la sicurezza di alte dosi di vitamina D  (~ 14 000 UI/die). Sembrava avere effetti immunomodulatori, incluso una riduzione persistente nella proliferazione delle cellule T e ha portato a una tendenza con meno eventi di ricaduta. Quando si esamina l’associazione tra i livelli sierici 25 (OH) e il tasso di ricaduta in pazienti con la sclerosi multipla, prima e dopo l’integrazione, con circa 3000 UI di vitamina D al giorno, una significativa e convincete relazione inversa è stata trovata. Tuttavia, ci sono ancora dubbi clinici irrisolti in relazione all’ effetto della somministrazione di vitamina D e la sclerosi multipla (…) Le prove per la vitamina D come trattamento per la SM sono non conclusive. Degli studi piu approfonditi serviranno per valutare l’effetto della vit D sui risultati clinici in pazienti con la SM.

    Commento: Ci sono motivi per credere che la vitamina D possa essere un fattore ambientale che gioca un ruolo cruciale nello sviluppo di diverse malattie autoimmuni. Appare ragionevole mantenere un status 25 (OH) D sano, specialmente nei pazienti con artrite reumatoide, malattie infiammatorie intestinali (IBD) e sclerosi multipla (SM), soprattutto durante l’inverno [25(OH) D, valore target: 40-60 ng/ml o 100-150 nmol /L]”.

    Questa review è stata pubblicata su PubMeD. PubMed è un sito di servizio della U.S National Library of Medicine (la più grande biblioteca medica del mondo) che nasce dall’esigenza di molti medici di avere scambio scientifico e facile acceso ai lavori dei propri colleghi.

    Fonte:http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3908963/Vitamin D. Update 2013: From rickets prophylaxis to general preventive healthcare;    eusuntanna@gmail.com

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